Anche i colossi talvolta (anzi, più spesso di quanto si creda) fanno buchi nell’acqua. Succede pure a Google, che dal 2 aprile ha abbassato la saracinesca del suo ambizioso e malriuscito social, ovvero G+. Un vero fallimento.
Il fallimento di G+
A distanza di soli 8 anni dal suo lancio avvenuto nel 2011, per G+ si è certificato un flop clamoroso. Avrebbe dovuto essere il rivale di Facebook, ma non gli ha mai neppure fatto il solletico. Certo, è pur sempre in buona compagnia, visto che gli è andata anche meglio di come andò ad Apple. A Cupertino erano convinti di fare centro con “Ping”, ma questo tentativo fu abortito in brevissimo tempo. Almeno G+ prima del fallimento è riuscito a sopravvivere 8 anni.
Non è servita quindi a nulla una fortissima spinta propulsiva da parte della piattaforma madre. Mentre il colosso di Zuckerberg continuava a marciare forte comprando nel frattempo Instagram (2012) e Whatsapp (2014), il prodotto social di Google non riusciva proprio a spiccare il volo. Per carità, non è che i risultati aziendali ne abbiano risentito granché. Ma di certo per l’impresa forse più famosa al mondo, questa ammissione di fallimento è un brutto colpo all’ego.
I dati che certificano il flop
Ma quali sono i numeri che anno costretto alla chiusura G+? Essenzialmente due. Il primo riguarda gli utenti. Appena 300 milioni di account davvero attivi in tutto il mondo. Briciole rispetto ai 2,2 miliardi che vanta Facebook. Il secondo numero riguarda la permanenza media degli utenti sul social: neppure 5 secondi per il 90% degli utenti. Se questi numeri bastavano già da soli a far arrossire, ci si è messa poi pure la scoperta di una gigantesca falla nella sicurezza, non molto dissimile da quella che ha portato allo scandalo pure Facebook.
Siccome a Google sono orgogliosi, ma pure realisti, era chiaro che bisognava rinunciare a quel prodotto che non dava nessun valore aggiunto all’intero sistema. E così è scattato lo stop loss operativo. Che comunque richiederà non poche spese per essere messo in atto. Google+ prevede infatti l’eliminazione dei contenuti degli account per uso personale, e questo richiederà dei mesi. E tanti soldi.